Il ripudio della guerra


L'intervento della filosofa Luisa Muraro parte dalla constatazione che i giornali e la televisione sono tutti orientati a favore della guerra e non danno spazio a coloro che si rifiutano di accettare alla guerra. Considera la guerra nei Balcani una pessima decisione del governo italiano. Una prima ipotesi del suo discorso agli studenti ell'Università di Verona è di spiegare alla Nato perché l'Italia non può fare la guerra; la seconda ipotesi è di ricordare il dettato della Costituzione, là dove si ripudia la guerra, e la posizione del Papa; la terza ipotesi è quella di ricordare la convivenza civile tra i popoli. Ma infine fissa la sua attenzione su Clinton, che vuole ripristinare la sua virilità ferita dallo scandalo Lewinskiy, facendo una guerra. Muraro critica la posizione assunta da molti uomini di sinistra, quelli formatasi nel sessantotto, e da molti intellettuali che giustificano la guerra. Conclude con una citazione di Einstein e con una riflessione del rapporto tra i nostri corpi impauriti e la guerra che distrugge.

L'articolo, di cui si cita il brano finale, si intitola Di che lacrime grondi e di che sperma ed è tratto da "Il Manifesto", 4 maggio 1999 .

Fra le distruzioni di questa guerra, quando dovremo fare i conti, prevedo che si dovrà mettere anche l'erdità del Sessantotto. La decisione di bombardare la Jugoslavia, infatti, è stata presa o sostenuta da uomini in gran parte di sinistra e provenienti dalle rivolte studentesche del famoso Sessantotto, da Clinton a D'Alema, passando per il segretario generale della Nato, Solana, e il ministro degli esteri tedesco, Fischer. La cosa che più mi urta, in questa faccenda, è che anche da noi gli intellettuali si siano messi a fingere, sui giornali e in televisione, una discussione sul bene e sul male, sulla guerra giusta e la guerra ingiusta, traendo in inganno le persone oneste e semplici, le quali persone possono credere che veramente l'intenzione di questa guerra fosse unitaria e, soprattutto, che si possa giustificare una guerra con simili intenzioni.

In una celebre lettera del 1932, "Perché la guerra?", quando ancora la prima guerra mondiale era l'unica e non la prima di un elenco, lo scienziato Albert Einstein chiese a Freud se fosse possibile "dirigire l'evoluzione psichica degli uomini in modo che diventino più capaci di resistere alle psicosi dell'odio e della distruzione". Aggiunse subito che non stava tanto pensando alle "masse incolte". "La mia esperienza dimostra anzi che è proprio la cosiddetta 'intellighenzia' a cedere per prima a queste rovinose suggestioni collettive, poiché l'intellettuale non ha contatto diretto con la realtà, ma la vive attraverso la sua forma riassuntiva più facile, quella della pagina stampata".

(Freud, Opere 1930-1938, p.291).

il contatto diretto con la realtà che dice Einstein, ce lo dà il nostro essere corpo. La realtà è corpo, sono corpi, non interamente certo, ci sono anche i minerali, stavo dicendo il sole, le stelle, la luna, ma sono corpi celesti e anche la società è corpo. E i corpi, quando si avvicina la guerra, tremano e sono in pena. Sanno che la guerra è fatta per distruggere, in un crescendo che non si saprà come fermare, tutto quello che piace ai corpi, come la casa, la tavola apparecchiata, il caffè, i vestiti, le fidanzate, i fidanzati, la luce, il tepore, l'amore. Perciò, io credo, il 24 marzo siamo rimasti di sasso, per passare nella realtà minerale, non essere più corpi, diventare tondi e insensibili. Le idee del bene e del male, mi dispiace per Platone, troppo spesso hanno ucciso e distrutto. Io vi cosiglio di ascoltare piuttosto il vostro sentimento di corpi vivi, bisognosi, dipendenti, e ragionare di conseguenza.

indice

pace e guerra