MASS-MEDIA E GUERRA


L'informazione televisiva ha fornito molte immagini dei profughi, spesso replicate insistentemente. Dopo i primi giorni le immagini hanno perso anche la valenza emotiva per concentrarsi sul primo piano degli inviati, se non sulla riproduzione delle loro fotografie. Sono state trasmesse poche immagini significative delle condizioni disastrose dei campi profughi e della documentazione dell'attività delle organizzazioni internazionali. Non si sono avute a disposizione fotografie e riprese televisive di azioni di guerra e in numero ridotto sono state trasmesse le immagini dei bombardamenti. I programmi televisivi italiani sono stati condotti con discussioni di politici in studio a favore o contro la guerra e pochissimi sono stati i servizi informativi sulle cause e le ragioni del conflitto, sugli attori della guerra, sulla storia e sulle condizioni di vita delle popolazioni coinvolte.
I giornali italiani hanno molto insistito sugli aspetti emozionali del conflitto con molto spazio dedicato ai profughi, alcuni hanno ospitato opinioni di dissidenti serbi, tutti hanno rifiutato il nazionalismo serbo, ritenendolo responsabile della pulizia etnica. Quasi inesistente è stata l'informazione sulla vita dei serbi sotto le bombe. In massima parte l'orientamento dei giornali è stato favorevole alla guerra, e qualche testata ha comunque dato spazio anche alle posizioni pacifiste. La diversificazione delle valutazioni sull'intervento Nato, sul ruolo degli Usa e dell'Europa, sulla politica di Milosevic è stata più manifesta sulla carta stampata che in televisione.
La censura serba ha impedito l'accesso a luoghi e a fonti di informazione e, nei primi tempi del conflitto, ha espulso giornalisti stranieri, come la corrispondente dell'emittente americana Cnn, o ha impedito loro la libera circolazione fuori da Belgrado.
Sui comportamenti informativi dei mass-media riportiamo i commenti di alcuni giornalisti italiani e stranieri.

 

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