SLOBODAN MILOSEVIC


Slobodan Milosevic (1941), è entrato giovanissimo nella Lega dei Comunisti e ora è capo del Partito Socialista e presidente del governo federale della Jugoslavia.
Laureato all'Università di Belgrado, è stato direttore della Beobanka e responsabile delle relazioni con il Fondo Monetario Internazionale. E' stato più volte negli Usa. Il suo interlocutore americano preferito è Richard Holbrooke, mentre ha rapporti pessimi con il Segretario di Stato Albright e i suoi collaboratori.
Il 28 giugno 1989 ha pronunciato il discorso di Kosovo Polje, in cui ha sottolineato la sacralità del Kosovo per i Serbi ricordando i 600 anni della battaglia contro gli Ottomani. In quell'occasione si è dichiarato campione del nazionalismo serbo.
Nel 1992 viene eletto presidente della Serbia con il 55% dei voti e affronta un lungo periodo di guerre: in Croazia (1990 - 1991), in Bosnia (1992 - 1995), in Kosovo (1999).
Già dal 1980 vi sono dichiarazioni di separatismo albanese, rivendicando il territorio del Kosovo, in cui avvengono atti di violenza contro la minoranza serba. Nel 1986 viene stilato il Memorandum della Accademia delle scienze e delle arti di Belgrado, che denuncia l'aggressione ai serbi del Kosovo e che dà la giustificazione per la repressione. Milosevic ha un rapporto politico importante con la moglie Mira Markovic, capo del Partito della sinistra jugoslava, alleato del partito di Milosevic.
Milosevic è sostenitore di uno stato multietnico della Serbia, ma ha fallito l'obiettivo politico di ricostruire l'ex-Jugoslavia come insieme di più etnie.
Nel 1996 Milosevic deve affrontare manifestazioni di piazza e dei partiti dell'opposizione contro l'annullamento delle elezioni cittadine, vinte dal partito democratico, da parte della Corte di giustizia. Milosevic contiene il dissenso con un'abile operazione politica, che riesce a dividere le opposizioni e a costruire nuove alleanze.
Nel 1997 Milosevic diventa presidente della Jugoslavia (Serbia e Montenegro). Si apre un periodo di tensioni con il Montenegro, che difende la propria autonomia, fino a non partecipare alla guerra in Kosovo. A metà maggio Milosevic lascia partire per l'Italia il leader democratico Rugova e la sua famiglia.

A metà maggio Milosevic lascia partire per l'Italia il leader democratico Rugova e la sua famiglia.
Il 27 maggio 1999 viene resa nota l'incriminazione di Milosevic da parte del Tribunale Penale Internazionale, con sede all'Aja, come criminale di guerra, insieme a quattro suoi collaboratori. Viene emesso un mandato di cattura contro di lui in 185 paesi, membri delle Nazioni Unite compresa la Jugoslavia, e in Svizzera. Il rappresentante jugoslavo all'Onu respinge le accuse.

Il 28 maggio 1999 Milosevic accetta, con la mediazione di Cernomyrdin, di trattare sulla base degli accordi del G8.
Il 3 giugno '99 il Parlamento serbo vota a larga maggioranza l'accettazione della proposta di pace del G8.

Il 15 giugno la Chiesa ortodossa chiede le dimissioni di Milosevic.
Il 28 giugno, alla celebrazione dell'anniversario della battaglia di Kosovo Polje, la Chiesa ortodossa non ammette clebrazioni ufficiali di taglio politico e il patriarca Artemije indica in Milosevic "il principale responsabile di tutto il male che ha colpito serbi e albanesi".
Dopo la scoperta di fosse comuni e la raccolta di nuova documentazione sui delitti compiuti dalle truppe serbe, Milosevic rischia un’ulteriore incriminazione di genocidio da parte del Tribunale Penale Internazionale. L’organismo internazionale ha anche chiesto alla Svizzera di congelare il patrimonio di Milosevic depositato nelle banche di quel paese.
Il 24 giugno il dipartimento di stato degli Usa mette una taglia di 5 milioni di dollari (circa 10 miliardi di lire) su Milosevic, cifra che verrà consagnata a chiunque fornisca notizie utili alla sua cattura.

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