MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
ISTITUTO NAZIONALE PER LA STORIA DEL MOVIMENTO DI LIBERAZIONE IN ITALIA

RICERCA "MEMORIA E INSEGNAMENTO DELLA STORIA"
Secondo seminario, Roma, Istituto Vittoria Colonna, 12-14 aprile 2000

 

RESOCONTO DEL SECONDO SEMINARIO

La prof. Anna Sgherri, presidente del Comitato paritetico Ministero P.I. - Insmli e la prof. Laurana Lajolo, presidente Insmli, hanno introdotto i lavori del seminario, ricordando gli esiti del primo seminario e il valore formativo e propositivo della ricerca in corso. Hanno quindi sottolineato il ruolo di progettazione del gruppo della ricerca, in particolare, per la verifica e la messa a punto del testo dell’intervista (elaborato dalla sociologa Carmen Leccardi). Dopo le interviste effettuate nel gruppo, si propone che i docenti somministrino ad altri venti-trenta docenti, individuati secondo criteri indicati dalla prof. Leccardi, così da giungere alla cinquantina di interviste. Dalla lettura e interpretazione del nucleo delle interviste verrà elaborato un questionario di tipo quantitativo da sottoporre a un campione significativo dei tutor di storia nel prossimo autunno.

La prof. Carmen Leccardi, dell’Università Bicocca di Milano, ha quindi illustrato la ricerca svolta dal prof. Schizzerotto per lo IARD sul profilo sociale degli insegnanti. La ricerca, coordinata dal prof. Alessandro Cavalli, è di prossima uscita per le edizioni de Il Mulino. La relazione ha sottolineato alcuni temi emersi dalla ricerca : la crisi della centralità dell’insegnante e la caduta di considerazione sociale. La scolarizzazione di massa ha comportato infatti una ridefinizione del ruolo di élite degli insegnanti e ha modificato la caratterizzazione della loro identità sociale. La connotazione che gli stessi docenti danno dei loro percorsi di carriera sono la forte burocratizzazione della scuola, la scarsa retribuzione, la mancata valutazione della professionalità. I dati più rilevanti sono quelli dell’aumento ulteriore della femminilizzazione rispetto al ’90, la crescita di numero di docenti in età matura (l’età media è 47 anni), la mutata composizione sociale per provenienza familiare (maggiore provenienza dalle classi popolari che dalla borghesia rispetto al passato). Leccardi ha quindi fornito i dati sulla composizione di genere, di età, di collocazione sociale della famiglia degli intervistati. Le rilevazioni sulla carriera lavorativa danno come risultato che la scelta professionale è precoce e duratura nel tempo. Leccardi ha concluso con alcune domande, legate ai temi della ricerca in corso : - come incide la perdita di prestigio nella costruzione di memoria individuale ? - come si è modificata l’autopercezione nel trascorrere del tempo ? - la trasformazione della memoria è avvenuta in concomitanza con le trasformazioni strutturali, individuate tra il ’90 e il 99 ? - quanto incide l’autoreferenzialità all’universo chiuso della scuola, come luogo prima di studio e poi di lavoro, da cui l’insegnante non è mai uscito ?

La prof. Giuliana Bertacchi, presidente dell’Istituto di Bergamo, esperta di fonti orali, ha dato alcune "istruzioni per l’uso" delle fonti orali e, in particolare, delle interviste, sottolineando il rapporto intersoggettivo ad esse connesso e le complesse dinamiche della memoria. Lavorare con le fonti orali vuol dire esplicitare i criteri, non generalizzare i risultati, percepire la complessità e le differenze soggettive e contestualizzare storicamente i materiali emersi.

La seconda giornata del seminario è stata dedicata alle interviste con un’introduzione di Carmen Leccardi sulla griglia dell’intervista e sulla metodologia sociologica di raccolta dell’intervista stessa. Nel pomeriggio i docenti si sono reciprocamente intervistati.

Raccolte le venti interviste dei docenti presenti, il gruppo di lavoro ha indicato il piano delle ulteriori interviste da raccogliere, secondo i seguenti criteri :

a) il gruppo di interviste dei docenti del gruppo di lavoro, raccolte durante il seminario ;

b) i singoli docenti del gruppo si sono suddivise le interviste ai propri colleghi secondo le seguenti tipologie : 11 docenti maschi e 10 docenti femmine di scuola superiore, 3 maschi e 8 femmine di scuole medie, 2 maschi e 6 femmine di scuole elementari ; complessivamente 16 docenti maschi e 24 docenti femmine, tenendo conto dei criteri di genere e di ordine di scuola. La fascia generazionale che sarà presa in considerazione sarà compresa in quella centrale (40/50 anni) ;

c) 10 interviste saranno  raccolte dal gruppo INSMLI-LANDIS, scegliendo alcuni esponenti esemplari dello stato della scuola attuale.

La terza giornata è stata dedicata alle lezioni storiche e alla presentazione di alcuni percorsi didattici.

Lo storico Guido Crainz ha individuato le connotazioni sociali, culturali ed economiche degli anni ‘50-60, sottolineando soprattutto gli aspetti del consumismo legato al boom economico e il ruolo dei giovani come nuovo soggetto sociale, politico e di produzione culturale (basti pensare alla musica dei cantautori). Gli anni ’50 definiscono la fine del dopoguerra, producendo una grande ricchezza di dibattito culturale (si pensi allo scontro ideologico sulla censura cinematografica e sul controllo democristiano della TV di Stato). I nuovi fermenti culturali (dall’avvento della Tv all’aumento di pubblico cinematografico allo sviluppo dell’editoria) sono l’antecedente del ’68. I media, soprattutto riguardo alla guerra del Vietnam, pur mantenendo in larga parte le caratteristiche dell’organizzazione di consenso a favore della classe politica al governo, fanno circolare anche il dissenso. Negli anni ’60 fino alla metà degli anni ’70 lo spostamento elettorale dei giovani a sinistra rappresenta un’inversione di tendenza politica nel paese, ma di fatto si indebolisce l’egemonia del partito comunista e alla fine degli anni ’60 e , in particolare, con la strage di piazza Fontana si nota uno spostamento del clima complessivo del paese.

Lo storico Silvio Lanaro ha sostenuto la tesi che nel dopoguerra repubblicano i partiti sono stati i protagonisti della vita istituzionale. Il ruolo dei partiti, individuato nel Comitati di liberazione nazionale, è potenziato, dopo l’uscita della sinistra dal governo (1947) e le elezioni del ’48, dalla guerra fredda, poiché sia la DC al potere che i partiti di opposizione avevano interesse alla stabilità del Paese. Lo storico ha quindi delineato il ruolo dei singoli partiti : la Democrazia cristiana definito partito cattolico, collaterale alle associazioni ecclesiastiche, con forte accentuazione della posizione anticomunista e reazionaria fino alle aperture del centro-sinistra. Quella esperienza di governo di alleanza tra cattolici e socialisti, nonostante l’interessante dibattito di preparazione, non è riuscita compiutamente a raggiungere l’obiettivo riformistico di modernizzare il sistema politico italiano. Il Partito comunista, nato da una scissione settaria, si organizza come grande partito di massa, operando la saldatura tra l’antifascismo e la resistenza e ottenendo un forte insediamento sociale, attraverso la reinterpretazione del ruolo riformista. La nascita del P.S.I.U.P afferma, nella sinistra, una linea massimalista, senza un effettiva prassi politica e si giunge all’inizio degli anni sessanta alla frantumazione dell’universo culturale della sinistra con la nascita del filone operaista, che considera nuovo soggetto sociale e politico il nuovo operaio di massa, proveniente dal Sud attraverso le imponenti migrazioni interne. Con il luglio ’60 e le manifestazioni contro il governo Tambroni, l’antifascismo assume la connotazione di superideologia legittimante la Repubblica, mentre, nel corso degli anni sessanta si strutturano nuove forme di neofascismo come "Ordine nuovo", che si differenziano marcatamente anche dal M.S.I., assumendo i comunisti come nemici totali. A sinistra nasce l’antifascismo militante di "Lotta continua", che si propone la vigilanza rivoluzionaria contro il fascismo e lo stragismo di destra. Ultimo elemento preso in esame è la disarticolazione ideologica all’interno della D.C., che si sviluppa a partire dagli anni ’70, con una distinzione tra cattolici di sinistra, interpreti di esperienze comunitarie di base e del terzomondismo, e i dorotei, che articolano il loro potere sullo scambio tra risorse pubbliche e organizzazione del consenso.

Lo storico Alberto de Bernardi ha trattato i temi dell’industrializzazione e della modernizzazione. L’Italia degli anni ’50 ha una presenza industriale forte al Nord, che continua le modalità di espansione dell’Italia degli anni ’30, ma non esprime ancora una società industriale, che si afferma, invece, con lo sviluppo del consumismo di massa. La produzione, prima orientata all’esportazione, è ora destinata anche al mercato interno. Si verifica così un’accelerazione della trasformazione sociale, con il superamento della arcaica società rurale, l’emigrazione in città e il lavoro nelle grandi fabbriche del triangolo industriale. L’agricoltura diventa un segmento della società industriale e urbana, mentre si instaurano nuovi tempi di vita e di lavoro e si delinea la nuova dimensione sociale del cittadino consumatore.

I lavori del pomeriggio hanno visto la presentazione dei materiali didattici relativi a tre esperienze della rete degli Istituti.

Giovanni Codovini - ISUC Perugia - ha parlato de La valigia dell’emigrante (facendo riferimento al testo omonimo di Dino Renato Nardelli, Isuc, Editoriale Umbra, 1994): al cuore di questa ipotesi di lavoro sta la "valigia", evocata come possibilità di scoperta e viaggio, ma considerata anche come oggetto, e quindi come contenitore materiale di notizie, dati, documenti, memorie. Attorno ad essa si snoda un itinerario didattico sulla storia dell’emigrazione italiana che, non tralasciando il rigore storico-filologico, insiste sulla dimensione immaginaria, colta a pretesto e utilizzata come esca fecondissima nella relazione cognitiva che necessariamente coinvolge gli studenti.

Elda Guerra - LA.N.DI.S. Bologna - ha presentato il video La signora senza camelie. Voci dagli anni cinquanta (regia, F. Conversano e N. Grignaffini; a cura di G. Grignaffini e R. Lamberti; Movie Movie, Bologna 1988). Il linguaggio delle immagini - e in particolare la tecnica del montaggio - qui tentano di approfondire il nesso storia/memoria e il nodo costituito dal ruolo del testimone e dal rapporto tra la memoria autobiografica e i contesti storici evocati: i processi di modernizzazione degli anni ‘50 visti attraverso la prospettiva delle storie di vita di quattro donne provenienti da differenti background sociali e culturali. Al centro di tutto sta l’intreccio tra le voci narranti e altre tipologie di fonti, volte a costruire il fondale lungo il quale si articola il racconto. Le fonti della soggettività vengono così poste a confronto con i dati strutturali, nonché con le rappresentazioni sociali e di genere proprie del periodo. Traiettorie biografiche e dati statistici relativi alle trasformazioni demografiche e dei consumi, modelli del "femminile" proposti dal cinema, inchieste documentarie e cronache giornalistiche costituiscono un suggestivo "repertorio" dal quale partire per un’operazione di conoscenza.

Fausto Ciuffi - Istituto Storico di Modena - ha presentato i risultati di una ricerca didattica condotta da un gruppo di insegnanti di scuola superiore. Scopo del lavoro è stato quello di intrecciare, nella riflessione e nello studio della grande trasformazione italiana del secondo dopoguerra, fonti filmiche e letterarie. Attraverso la costruzione di una articolata antologia tematica (fatta di immagini e di parole) si sono rintracciati i "luoghi" fondamentali degli anni del boom: luoghi fisici (come la città e la fabbrica) e luoghi legati alle trasformazioni sociali e culturali (la vita materiale e la mentalità). Parole e immagini proposte, selezionate e decontestualizzate dai loro testi originari, formano "altri" testi, utili alla didattica e riferiti fortemente a contesti specifici, nella definizione dei quali giocano un ruolo fondamentale i risultati della migliore storiografia sull’Italia repubblicana.

La scadenza di consegna delle interviste è stato fissato per fine maggio 2000. Le sbobinature delle interviste saranno fatte a cura del LANDIS.

A conclusione del seminario il gruppo di lavoro ha espresso la propria convinta adesione all’impostazione e alla metodologia di conduzione della ricerca e si è dichiarato ampiamente partecipe e coinvolto nelle diverse fasi di attuazione.

Inizialmente il gruppo è stato composto secondo aree territoriali e precedenti competenze acquisite, ma i componenti non avevano mai lavorato insieme. Già nel primo seminario i docenti avevano stabilito modalità di lavoro comune e avevano partecipato attivamente alla definizione del progetto.  Nel secondo seminario si è notevolmente qualificato il livello di coesione interna del gruppo e di sviluppo della ricerca. In tale contesto la discussione della griglia di intervista e la raccolta reciproca delle interviste dei partecipanti sono state occasioni per una proficua discussione-riflessione sulla propria autobiografia intellettuale e professionale e sulla attuale funzione docente in una scuola da riformare.

I docenti hanno apprezzato gli approfondimenti contenutistici offerti dalle lezioni degli storici, nonché i percorsi didattici e  le indicazioni metodologiche offerte dalle presentazioni di lavori degli Istituti.

(nota a cura di L.Lajolo, giugno 2000)