Le scansioni
della storia
Per l'insegnamento della
contemporaneità, una delle prime emergenze è rappresentata dalla
periodizzazione degli anni della Repubblica e dalla scelta delle
rilevanze storiografiche. Mancando eventi traumatici come la guerra,
le generazioni della Repubblica esprimono disorientamento
nell'individuare le fasi e i codici per ricordare il
passato.
Bisogna, dunque, partire
dalle cesure di grande rilievo storico: una è rappresentata dalla
grande trasformazione del paese, avvenuta a partire dal 1945, sia
sul piano istituzionale ( a cominciare dalla fondazione della
Repubblica e dalla Carta costituzionale), sia sul piano economico
(l'industrializzazione del Nord), sia, infine, sul piano culturale e
sociale, con la fine dei comportamenti tradizionali e l'abbandono
dell'arcaicità contadina. La frattura di memoria politica tra le
generazioni appare segnata dal '68 e dalla stagione del terrorismo.
Quella generazione, oppressa dai fallimenti politici, non ha saputo
rielaborare memoria e storicizzare lo snodo cruciale, contrassegnato
dalle ideologie e dalla violenza, ma anche dalla conquista di
diritti e dalla nuova consapevolezza delle donne. Mantenere memoria
dei risultati e degli insuccessi significa non perdere il senso
della propria vita e il significato dei cambiamenti storici. Gli
anni '70 sono, infatti, caratterizzati dalla nuova dimensione della
politica, dai nuovi soggetti sociali e politici. La radicale
trasformazione sociale, compreso quella dei rapporti tra i sessi, si
configura come rifiuto del conformismo politico e sociale dei padri
e dei maestri e, quindi, della comunicazione
intergenerazionale.
Negli anni '80 la grande
crisi politica e il riflusso nel privato si riflettono in
particolare sulla sinistra, che, con il crollo del comunismo,
"perde" memoria di sé. Le frustrazioni per gli obiettivi
rivoluzionari non conseguiti e la fine dei regimi di socialismo
reale si accompagnano a un diffuso imbarazzo individuale a ricordare
il proprio passato, partendo dalle memorie in conflitto. All'inizio
degli anni '90, le indagine giudiziarie su Tangentopoli decretano la
fine delle vecchie strutture partitiche e la personalizzazione della
politica muta le forme di rappresentanza tra eletti e elettorato.
Anziché la rivisitazione critica degli avvenimenti prevale la
cancellazione della storia e l'omologazione di tutti i comportamenti
e di tutte le appartenenze. Non è più possibile la distinzione tra
la crisi dell'identità collettiva e quella soggettiva, mentre il
conflitto, che prima era politico e pubblico, viene dislocato nel
privato. La fine delle appartenenze ai partiti, ai sindacati, ai
gruppi militanti produce l'oblio degli stessi linguaggi di
appartenenza, mentre vengono a mancare eventi collettivi forti. La
generazione del '68 e quelle successive non riescono, dunque, a
costruire i parametri per la propria memoria e diventa per loro
impossibile narrare il proprio vissuto in modo che diventi storia.
La narrazione di memoria scaturisce proprio dall'intreccio tra il
processo di codificazione dei ricordi e il recupero di informazioni
storiche sulle appartenenze generazionali. La rielaborazione del
ricordo, in quanto sintesi di esperienze intellettuali ed emotive,
comporta, infatti, che l'individuo si senta parte di vicende corali
e sia in grado di narrare di sé e degli
altri.