La storia e la riforma

Il decreto sull'insegnamento della storia contemporanea, il provvedimento sull'autonomia scolastica, la proposta di riforma dei cicli e le discussioni in atto sul curricolo verticale e sulle competenze modificano, ovviamente, questo quadro di riferimento e impongono scelte adeguate da parte dei docenti ai fini della riorganizzazione dei saperi. Ed è quindi particolarmente stimolante avviare la nostra ricerca su Memoria e insegnamento della storia proprio in concomitanza ai profondi cambiamenti in atto nella scuola.

Il documento sui saperi fondamentali per la scuola dell'obbligo (1998), a proposito della storia dichiara : "In ordine al fare storia nella scuola di tutti, è necessario puntare coraggiosamente su un approccio che integri le diverse dimensioni (disciplinari e metodologiche) e innovi le attuali pratiche di memorizzazione, puntando a sviluppare competenze generali di inquadramento e ricostruzione dei fatti storici, ma anche a promuovere capacità di lettura dei segni che variamente caratterizzano il paesaggio rurale e urbano del nostro paese." In particolare per la storia contemporanea sottolinea che "va tenuto presente che il Novecento non si caratterizza solo per un insieme notevolmente complesso di avvenimenti ma anche per l'affermarsi di ottiche, teorie, linguaggi assai diversi da quelli tradizionalmente adottati dalla scuola. Il periodo successivo alla seconda guerra mondiale, in particolare dal momento che ben si presta a far cogliere ai ragazzi le dinamiche del cambiamento culturale, politico ed economico, e le regole della convivenza sociale, potrebbe essere collegato non solo alla storia e all'educazione civica, ma presentato come un approccio multidisciplinare (quindi anche letterario, artistico...) teso a farne cogliere i legami con il passato e con l'attualità, dunque come un blocco tematico e non come oggetto specifico dell'analisi storica".

L'orientamento riformatore è, dunque, indirizzato a far apprendere agli studenti abilità e competenze più che una notevole quantità di contenuti nozionistici. Si dà rilievo anche alla visione d'insieme, alla definizione di un tessuto connettivo tra i diversi saperi, che superi la definizione di interdisciplinarità, attraverso la compenetrazione di discipline e di metodologie. In specifico, l'insegnamento della storia darà spazio allo studio delle culture europee ed extraeuropee per favorire forme di intercultura, pur mantenendo un esplicito radicamento nella cultura nazionale, e consentirà un approccio integrato per blocchi tematici, costituiti da diverse discipline e metodologie.

Lo studio della storia dovrebbe, dunque, partire dal vissuto dei soggetti della formazione, gli studenti e i docenti in un comune scambio ed esercizio di memoria, perché il senso della storia si acquisisce, intrecciando la biografia soggettiva e la storia, in un rapporto interattivo. La rappresentazione della storia è la combinazione di elementi intellettuali ed elementi emotivi, il riconoscersi del soggetto che studia la storia come attore e testimone del processo storico. In questa dimensione, diventa particolarmente significativa la storia locale, che può consentire una territorializzazione delle conoscenze storiche, mettendo lo studente in rapporto con il proprio passato, con la memoria che ha costituito e costituisce le identità individuali e collettive in relazione a contesti più ampi a livello nazionale e a livello internazionale. Luogo preferenziale per questo approccio è il laboratorio di didattica della storia, dove lo studente può seguire un percorso di ricerca simulato, con l'uso delle fonti e la sperimentazione della procedura storica. Il laboratorio può anche essere inteso come un luogo di memoria e di scambio di esperienze tra docenti e allievi, ed è un progetto educativo finalizzato a intrecciare il sapere cognitivo con il saper fare. Attraverso la pratica di laboratorio si può raggiungere, infatti, un obiettivo formativo alto : rendere lo studente consapevole di fare anche lui storia, cioè di essere soggetto rispetto agli avvenimenti che lo coinvolgono, sentirsi un attore anche in grado di intervenire per produrre cambiamenti. E, contestualmente, va ridefinito il ruolo del docente da conferenziere e/o affabulatore, all'organizzatore e coordinatore del lavoro di apprendimento del sapere storico da parte degli studenti. I docenti, non essendo studiosi specialistici delle materie che insegnano, ma piuttosto mediatori tra gli esiti della ricerca e l'apprendimento in sede scolastica della conoscenza disciplinare, devono individuare operazioni cognitive e metodologiche e progettare forme di comunicazione e di sperimentazione delle procedure, adeguate al livello conoscitivo degli studenti e agli obiettivi e finalità di programma.

I docenti, inoltre, hanno il compito di progettare assi di sviluppo di itinerari didattici adatti a rendere manifesto il rapporto tra gli studenti stessi e il passato partendo dai bisogni emotivi e dei conoscitivi dei ragazzi. Pertanto, non soltanto devono possedere le competenze di conoscenza e di metodologia, ma anche riflettere sulla propria biografia e usare criticamente i propri percorsi di memoria, già nel momento in cui operano la selezione delle categorie interpretative e degli snodi tematici del XX secolo. I docenti e gli studenti, sono, così, da considerare entrambi interpreti del loro tempo, appartenendo, comunque, a generazioni diverse. E' dalla consapevolezza di queste due situazioni soggettive, quella del docente-testimone del suo tempo, con la sua memoria degli eventi, e lo studente-deprivato di memoria, che bisogna partire per riflettere sul rapporto tra memoria e storia e tra storia e politica. 


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