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"Il Corriere della sera", dal momento dell’inizio della Missione Nato in Jugoslavia ha aperto una rubrica intitolata "E-mail da fronte", in cui venivano pubblicati messaggi che cittadini belgradesi inviavano via internet. La rubrica ha così fornito dalla viva voce dei protagonisti le opinioni politiche, le emozioni, le paure, le ansie della guerra e, anche, i momenti di sollievo e di speranza. Sono voci di persone acculturate, in massima parte dissidenti dal governo.

I brani sono tratti da "Il Corriere della sera", 18 maggio 1999, 25 maggio 1999, 10 giugno 1999.

Valentina Korac, interprete:

C’è un nuovo bar in centro a Belgrado, dove suonano dell’ottimo jazz. Spesso ci prendo il caffè con la mia amica Ivanka. Ho molto tempo a disposizione: ora vado in ufficio tre volte alla settimana, perché non c’è lavoro. I prezzi al bar, come dice il cartellone all’entrata, sono prezzi di guerra.

Alex Bogojevic, fisico:

I ragazzi più intelligenti e brillanti qui in Serbia non diventano avvocati e pubblicitari. Quasi sempre si dedicano alla scienza. Per la scienza non bastano i talenti, servono insegnanti e istituti. La Serbia ha università soprattutto a Petnica. Petnica è l’orgoglio di noi scienziati: una scuola particolare in un piccolo villaggio a 60 chilometri da Belgrado. Un mondo in miniatura guidato da entusiasti, con bellissimi laboratori e biblioteche. Ci vengono gli studenti innamorati della scienza da tutta l’Europa dell’Est e anche dal mondo. professori universitari insegnano ai teenager, e le lezioni possono andare avanti per ore, le domande non finiscano mai. Anche loro sentono la guerra, ma continuano ad entusiasmarsi delle scoperte e della vita. I ragazzi di Petnica mi hanno dato una lezione: anche in tempi di guerra non esiste solo la miseria e la disperazione.

Lettera firmata:

Io e i miei amici lavoriamo a un sito web per dare la nostra informazione sulla guerra: in qualsiasi momento potremmo essere arrestati come traditori e portati davanti alla corte marziale. Ora Milosevic usa la guerra per distrarre la gente dalla propria dittatura. E ci sta riuscendo. La maggior parte dei serbi vede la Nato giocare coi yoistick come in un videogame, uccidere i civili e distruggere la loro patria. Si dimentica di Milosevic e addossa tutte le colpe all’Occidente. Se Milosevic firmerà la pace, sarà di nuovo un eroe. La gente si preoccupa solo della propria sopravvivenza: e col passare del tempo, Milosevic sarà l’ultimo dei loro pensieri.

Vojin Dimitrijevic, docente di diritto internazionale:

In Serbia, oggi soffrono di più quelli che credevano nei valori occidentali. Slcuni rischiano il carcere e la vita, gli altri vengono irrisi dai "teorici della geopolitica" e altri ciarlatani, che prosperano anche nella guerra. Nella Serbia distrutta, col Kosovo o sena di esso, ripartiranno le fabbriche. Ma cosa sarò di questi uomini?

Katerina, studente di liceo:

E’ finita. Difficile credere a una promessa, quando molte volte non sono state mantenute. Ma dovrebbe essere finita davvero. Uno si immagina la apce come un grande evento: invece quello che ho capito è che il passaggio dalla pace alla guerra e dalla guerra alla pace è fatto di gradini. Certo, sentirò veramente la pace quando non ci saranno più militari in uniforme sulle strade. Voglio vedere gli animali tornare allo zoo, gli autobus passare sopra i ponti distrutti. Voglio vedere molto di più. Ma ho dalla mia parte il tempo. Aspetterò e vedrò.

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