Lombra di Tito pesa
sulle attuali vicende dei Balcani.
Dopo la morte di Tito (1980) inizia un intenso processo di distruzione del suo mito e di
sfaldamento della Repubblica federale con la proclamazione dellindipendenza di
Slovenia, Croazia, Bosnia Erzegovina. Da qui hanno origine gli antecedenti della guerra del Kosovo. Per lungo tempo lEuropa si disinteressa dei Balcani e gli interventi
dellOnu si dimostrano deboli nel conflitto in
Bosnia.
Il giornalista Alberto Negri sottolinea
il sostegno degli Stati Uniti, che ha consentito a Tito di contrapporsi allUrss e di
attuare la riforma economica del 65; riprende gli elementi di dissenso antiserbo
presente nelle repubbliche, rintraccia nellattacco alla memoria di Tito
lorigine della violenza nella ex-Jugoslavia. Infine si occupa di Milosevic e del nuovo Stato-mafia.
Il brano è tratto da Alle
radici della violenza in AA.VV. La pace e la guerra, ed. Sole 24ore, 1999,
pp.30-31.
Lattacco al fondatore della
Jugoslavia moderna dà il via alla preparazione delle guerre balcaniche. Ci sono voluti
dieci anni per dire addio a Tito e alla sua creatura politica, ma una volta distrutta la
Federazione nessuna voce, se non quella isolata di qualche intellettuale, si è più
levata a difendere la sua memoria. Il treno che nell80 aveva attraversato la nazione
di Lubiana e Belgrado trasportando la sua bara, tra le lacrime del popolo slavo e
fermandosi a ogni stazione per rendergli omaggio, ha deragliato, senza rimedio, sui binari
della Storia balcanica.
I colpi di piccone al monumento nazionale cominciano in Serbia alla metà degli anni
Ottanta: Josip Broz Tito, simbolo della fratellanza e dellunità tra le etnie della
Federazione così venne presentato per anni dalla retorica del regime
diventa , da morto, uno scomodo personaggio. La gente comune applaudiva ancora alla figura
del Maresciallo, ma iniziarono anche a piovere critiche sempre più aspre sui suoi
esperimenti interculturali davanguardia, con al stessa unanimità con cui erano
stati approvati fino a qualche anno prima.
In questi anni di follia nazionalista la Jugoslavia di Tito è completamente sprofondata.
le sue statue sono state tolte dalle piazze. le targhe che portavano il suo nome
sbriciolate, a Belgrado come a Zagabria. Durante la guerra di Bosnia, qualche nostalgico,
sul basamento di un monumento del Maresciallo distrutto, aveva osato scrivere "Torna
Tito". ma gli eventi successivi hanno ulteriormente eliminato ogni possibilità di
convivenza con gli slavi del Sud. Della sua Federazione non si è salvato nulla, forse
neppure la timida speranza di poterla ricreare un giorno su basi diverse.
Lepitaffio più straziante dedicato a quella Jugoslavia e ai tempi di oggi lo ha
lasciato il 15 settembre 1993 un musulmano di Bihac sul registro dei visitatori della casa
natale di Tito, a Kumrovec: "Quando ceri tu camminavo con due gambe, adesso con
una sola".
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