A tal fine, propongo la
seguente scheda riassuntiva di alcune questioni da affrontare:
Storia: il passato, il succedersi di
un numero indeterminato di eventi vissuti soggettivamente da ciascun individuo.
Memorie: rappresentazioni del
passato che, in quanto tali, non coincidono con il passato oggettivamente inteso; tutte le
memorie sono selettive e agiscono come un filtro: rimuovono, attenuano, enfatizzano,
reinterpretano gli eventi storici.
In quanto potente fattore identitario, la
memoria rappresenta una preziosa posta in gioco contesa da giocatori che si battono in
realtà per il controllo del presente e del futuro (o almeno così è stato fino
all'attuale fase di transizione nella quale il sistema dei media sembra in grado di
modificare tali processi).
Molti sono (o erano) i
"giocatori" che si contendono (o che si contendevano) la rappresentazione del
passato: i protagonisti dei fatti storici (> memorie individuali); le comunità
piccole e grandi (> memorie di gruppo o collettive); le classi dirigenti al
potere (> memoria pubblica); i gruppi organizzati che aspirano alla conquista del
potere (> contromemorie pubbliche); gli storici (> memoria degli storici
o storiografia, che possiamo dunque definire come "una rappresentazione colta
del passato elaborata da specialisti nel rispetto delle regole scientifiche della
ricerca); ....
Per raggiungere il proprio obiettivo,
ciascuno dei contendenti deve necessariamente fare i conti con tutti gli altri,
instaurando rapporti di conflitto o anche, talvolta, di alleanza occasionale o strategica.
In ogni caso, i vari tipi di memoria
interagiscono e si influenzano a vicenda ed appaiono sempre in continua, lenta
rielaborazione: con il trascorrere del tempo, nessuna memoria - compresa quella degli
storici - rimane a lungo inalterata.
L'accettazione di queste considerazioni
comporta un ripensamento delle stesse finalità educative della storia (intesa qui come
materia scolastica), che potranno essere riformulate tenendo presenti i seguenti punti: 1-
il passato, nella sua inesauribile complessità, è oggettivamente non conoscibile ; 2- la
memoria è una costruzione sociale; 3- l'operazione di costruzione consapevole della
memoria, anche in tempi di cancellazione massmediatica del passato, è comunque un
presupposto indispensabile, sia a livello individuale che collettivo, per dare senso e
direzione all'azione dell'uomo nel tempo; 4- l'"uso pubblico della storia"
(memoria pubblica) è questione troppo delicata per essere affidata esclusivamente agli
"ingegneri del consenso"; e la sostanza del problema non cambia anche se si
ritiene che oggi si debba parlare di cancellazione anziché di manipolazione del passato.
In tale quadro va profondamente rivista
anche la didattica della storia: non si tratta più di trasmettere
dall'alto verso il basso un ammasso enciclopedico di informazioni e neanche una
qualsivoglia rappresentazione del passato funzionale alla formazione del "buon
cittadino", ma di educare al senso della complessità del discorso storico fornendo
agli studenti gli strumenti necessari per trovare nel passato risposte adeguate a domande
formulate a partire dal presente secondo le regole del metodo storico. Per conseguire tale
obiettivo, superata ormai la vecchia questione della subordinazione gerarchica della
storiografia locale a quella generale (il problema, caso mai, è quello di distinguere tra
buona e cattiva storiografia), può essere di grande aiuto l'insegnamento delle storie
locali, buon antidoto sia contro le ricorrenti tentazioni enciclopediche sia contro le
pericolose semplificazioni ideologizzanti; il tutto in un quadro di consapevole attenzione
ai meccanismi che regolano la costruzione sociale della memoria.


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