I traumi psicologici


Lo psicologo Massimo Ammaniti delinea il disturbo post-traumatico dei profughi. Il trauma è una rottura dell'esperienza quotidiana e della nostra memoria e non è rappresentabile dalla nostra mente, che ha bisogno di incasellare gli eventi e i fatti nell'universo dei significati umani. Quella ferita psicologica si presenta come stordimento e amputazione delle emozioni e la sua concretezza e fisicità perdura nel tempo, provocando sofferenze mentali destabilizzanti.

L'articolo, da cui è tratto il brano, è stato pubblicato con il titolo Quei traumi incancellabili in "La Repubblica" del 2 giugno 1999). 

E mentre ogni esperienza della vita quotidiana viene rappresentata nella mente entrando nella rete dei ricordi personali, il trauma e le violenze sono irrappresentabili e non trovano accesso nell’universo dei significati umani. E d’altra parte come potrebbero avere un significato i traumi e le violenze della guerra che vanno troppo al di là di quello che ci si attende e di ciò che si può comprendere? Non avendo accesso al mondo delle esperienze soggettive, l’esperienza traumatica mantiene tutta le sua concretezza, e la sua fisicità, e come un’istantanea cinematografica bloccata suscita continuamente allarme, tensione fisica ed angoscia.

In queste condizioni, si risponde frequentemente con uno stato di stordimento, tutta la propria vita sembra lontana ed estranea quasi le emozioni fossero state amputate. Si sopravvive, non si vive più. E la tragedia vissuta ritorna ossessivamente il pensiero non riesce a staccarsi da quello che è successo, ci si sente ancora lì sotto le bombe che fanno crollare tutto oppure strattonati dai militari che ti sbattono contro il muro. Anche il sonno giunge con difficoltà ed è frequentemente turbato da incubi sempre incentrati sui drammi passati. E tutto questo può durare settimane e settimane quasi la mente umana avesse bisogno di tempo prima di potersi liberare dagli orrori e poter riprendere la vita di tutti i giorni.

Ma in molti casi le sofferenze non si esauriscono in breve tempo e l’esperienza traumatica ha effetti duraturi provocando il disturbo da stress post-traumatico. Stati di tensione e di allarme, difficoltà a concentrarsi ed estrema irritabilità sono frequentemente le conseguenze, oppure ricordi dolorosi ed ossessivi del trauma, accompagnati ogni volta da terrore oppure tentativi ostinati di evitare di ricordare quello che è successo rifuggendo i luoghi e le persone collegate. Nel caso dei bambini gli effetti sono ancora più devastanti, perché il futuro è definitivamente bloccato da gravi disturbi della personalità, difficili da curare.

Mentre i danni economici e materiali della guerra possono essere superati col tempo, le sofferenze mentali praticamente non si esauriscono mai, proprio perché destabilizzano la mente delle vittime, spesso costrette per sopravvivere ad indurirsi e ad adottare atteggiamenti di cinismo e di disprezzo verso la vita. E la violenza si riproduce ancora una volta attraverso una catena inarrestabile dal momento che le vittime si identificano inconsapevolmente con i propri torturatori e i propri nemici. 

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