La responsabilità educativa della memoria

 

Sappiamo che vi è relazione tra memoria e storia, ma che la memoria ha processi diversi da quelli della ricostruzione storica. Lo storico deve valutare e confrontare una pluralità di fonti (tradizionali e nuove), deve selezionare e configurare i fatti nel contesto storico di riferimento, individuare le categorie per giungere a un’interpretazione. Il tutto per poter formulare il giudizio storico, che, come dice Bloch, riguarda la comprensione del passato, ma anche le domande del presente.

La storia deve proporsi come una ricostruzione problematica, che dà conto della complessità e della pluralità di fatti e di processi, mentre la memoria, frammentaria e parziale, è vissuta dai soggetti come assoluta e veritiera, perché fa riferimento a valori, convinzioni, sentimenti con forte impatto emotivo. Ma è proprio per questo che la memoria offre materia insostituibile alla costruzione dell’identità e anche al sapere storico e fornisce un approccio interessante e ricco di suggestioni allo studio della storia, creando una motivazione personale degli studenti.

Dunque, l’insegnamento della storia contemporanea deve tener conto anche dell’apporto della memoria e proprio a scuola è possibile sperimentare l’interrelazione di memorie tra generazioni diverse (docenti e studenti), che possono trasmettere reciprocamente esperienze.

Il rapporto tra generazioni comporta il dialogo tra adulti e ragazzi, e, in sede scolastica, per giungere la riflessione storicizzata sugli avvenimenti, per rintracciare insieme valori adeguati al tempo presente, evitando la trasmissione autoritaria di un sapere stereotipato. Un possibile approccio all’insegnamento/apprendimento è quello di partire dal vissuto individuale e collettivo per creare la motivazione alla storia e per giungere allo studio critico. L’obiettivo è che i giovani ricevano gli strumenti ed acquisiscano le competenze per pensare storicamente ed orientarsi nelle ambiguità del presente.

L’insegnamento della storia deve, infatti, tendere a far acquisire ai giovani una conoscenza, che sviluppi lo spirito critico, e che renda la complessità e la problematicità della disciplina, fornendo gli strumenti critici, senza dimenticare l’apporto del vissuto, cioè il ruolo della memoria. La problematica del rapporto tra storia e memoria è, come si vede, centrale nella formazione della coscienza democratica e civile delle giovani generazioni.

Viene così in primo piano la responsabilità educativa della memoria, assunta dai docenti, che svolgono la funzione di mediatori tra la ricerca storica e la didattica. Essi devono, mettendo anche in gioco la propria soggettività, operare una riflessione critica, attraverso la comunicazione e il confronto con i giovani, sui valori e le ideologie presenti nelle società presente, tenendo anche conto dell’uso pubblico della storia. In tal modo l’impegno etico di avere memoria, coniugato con la conoscenza storica, assume una rilevanza nella formazione dell’identità e del senso di cittadinanza di una comunità sociale.

La condizione dei giovani non è connotata soltanto dal non ricevere memoria dalle generazioni precedenti, di vivere in un lungo presente senza passato e senza futuro, di non acquisire la profondità del senso storico, ma dal fatto che i ragazzi non ricevono strumenti per costruire memoria, per stabilire la connessione tra la propria esistenza e il tessuto collettivo dei processi storici, in cui si trovano a vivere. Avere memoria vuol dire assumersi la responsabilità della propria vita e della storia.