Tenendo presente
queste definizioni, vediamo ora di approfondire gli elementi connotanti la memoria.
Lo psicologo Alberto Oliverio (1) stabilisce l’interazione tra la memoria e la formazione dell’identità
individuale, perché, come si è già detto, anche nella dimensione psicologica è la
memoria, che, mettendo in relazione il passato con il presente, struttura la personalità.
Quindi, non si ha consapevolezza della propria vita fino a che questa non è stata
rivisitata dalla memoria, che dà senso al vissuto, secondo procedure che non sono
soltanto psicologiche, ma anche storiche.
La memoria è un'identità in divenire, in
quanto si manifesta come fluida, flessibile e plurale, quindi permeabile dalle
informazioni acquisite, dalle emozioni, dai sentimenti, dagli accadimenti successivi. In
sostanza, essa varia nel tempo a seconda delle sollecitazioni della vita. Per certi versi,
dunque, è fragile e precaria. Facendo esercizio di memoria e usando fonti di memoria ai
fini della ricostruzione storica, bisogna, quindi, soppesare la fedeltà e infedeltà
rispetto a ciò che è realmente accaduto.
Il ricordare è fedele, perché ci riporta
fatti circoscritti ed emozionanti e, soprattutto, situazioni, sentimenti, comportamenti,
atteggiamenti, condizionamenti sociali e visioni del mondo; ma è, allo stesso tempo
infedele, perché parziale e soggetto a rimaneggiamenti. In essa agiscono oblio,
cancellazione e rimozione. Nell’atto del ricordare, infatti, pesa l’oblio,
che elimina una parte della storia, che non è accettata o accettabile dal soggetto o
dalla collettività. Può avvenire anche una cancellazione di avvenimenti e
connessioni, indotta dall’influenza di forze politiche e culturali ai fini della
costruzione di una memoria pubblica coerente con le esigenze di legittimazione del potere.
Il ruolo di ufficializzazione della memoria da parte del potere crea le condizioni per
affermare o giustificare situazioni politiche e rapporti di forza e per costruire forme
culturali identitarie. Infine, agisce la rimozione più o meno volontaria,
provocata dalle opinioni consolidate, dal sentire comune.
La memoria subisce, inoltre, processi di
consolidamento e di codificazione rigida attraverso la ripetizione narrativa di eventi,
quali fatti collettivi particolarmente tragici ed emozionanti, per cui i ricordi di
singole persone vengono ripetuti acriticamente, anche in contesti temporali diversi, da
altri testimoni, producendo la costruzione di una memoria collettiva stereotipata nelle
modalità di narrazione, di successione e di articolazione dei fatti. Sembra, quindi, di
poter affermare che la memoria, (come del resto la storia), è una ricostruzione a posteriori,
che avviene attraverso il riaffiorare e/o la correzione dei ricordi, in base agli stimoli
e alle indicazioni del presente.
In passato, la memoria si nutriva di
tradizioni orali e di ritualità, trasmesse da generazione a generazione, mentre, nel
contesto attuale, la ricostruzione e la narrazione di memoria è pressoché monopolizzata
dai media, che intervengono, con l’autorevolezza del mezzo di comunicazione (penso ai
giornali, ma soprattutto alla televisione) nel far ricordare al largo pubblico certe cose
piuttosto che altre e nel veicolare determinate rappresentazioni e interpretazioni del
passato piuttosto che altre. I mass-media, quindi, sono diventati i principali
organizzatori delle identità collettive, sostituendo la scuola in tale funzione. Ma il
contesto scolastico, mantiene, nonostante tutto, come sul compito principale quello della
formazione e dell’educazione delle nuove generazioni, che, come abbiamo visto, passa
anche attraverso un buon uso della memoria nel suo intreccio con la storia.
Gli insegnanti, dunque, devono assumersi la
responsabilità educativa della memoria, padroneggiando, con rigore ed esperienza, gli
strumenti di costruzione e di narrazione della memoria.
In questa dimensione va rintracciato lo
scopo principale della nostra ricerca, che intende favorire la riflessione sulle modalità
e metodologie dell’incontro tra memoria/e, cioè tra vissuti individuali e
collettivi, e la storia. La memoria è, infatti, un approccio significativo per le giovani
generazioni per far emergere il ruolo dei soggetti (individui e collettività) nello
sviluppo degli avvenimenti. In tal modo gli studenti possono acquisire la consapevolezza
della partecipazione personale agli eventi storici e sperimentare, nel vissuto personale,
il senso storico, mettendo in relazione la dimensione soggettiva con il quadro storico di
riferimento.
La scuola è il luogo sociale, in cui
generazioni diverse si incontrano per insegnare/apprendere e quindi può anche diventare
"luogo" privilegiato di educazione alla memoria.
A questo punto, la questione metodologica
rilevante è come possono i docenti collaborare a costruire il senso della memoria nelle
nuove generazioni in relazione all’insegnamento della storia? Come deve essere
inteso, in questo specifico contesto, il rapporto interpersonale docenti-allievi? Come
l’insegnante mette in gioco anche la sua memoria soggettiva e quella della sua
generazione? E in quale considerazione va tenuta l’influenza dei mass- media nella
formazione della memoria collettiva?
Note
1. A. Oliverio, L'arte del
ricordare, Rizzoli, Milano, 1998 torna su |