Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea della provincia di
Alessandria Alla
ricerca del significato; La definizione
di Lacoste; "Limes" e la geopolitica;
Un convegno a Trieste
È stato solo con gli avvenimenti internazionali
seguiti al 1989, in particolare con la guerra del Golfo, che si è tornati a parlare
diffusamente di geopolitica. Negli anni Novanta il termine torna
di moda nella stampa quotidiana e tra i geografi (senza che questi, in fondo, si
interroghino sulle cause e sulle finalità di questo ritorno) e subisce
uninflazione semantica: viene usato in tutti i
contesti, soprattutto dai media, e si assiste ad un suo uso ed
abuso, nel senso che spesso viene usato a sproposito. "Geopolitica"
diventa un termine alla moda, utile per infiorare il titolo di testi che
spesso nulla hanno di geopolitico. In questo articolo si tenta un approccio ad
una definizione condivisa.
Alla ricerca del
significato
Data la confusione sul termine, pare sensato a un docente, a un discente,
a un cittadino consultare dizionari ed enciclopedie.
Ad esempio, Il nuovo Zingarelli (1988) la definisce come scienza che
studia le basi e le ragioni geografiche dei
problemi politici ed economici.
Curiosamente il termine non compare nella
Enciclopedia della geografia della De Agostini (1996).
Volendo fare una ricerca più aggiornata sono state consultate le diverse
enciclopedie su supporto informatico, disponibili nel nostro
Istituto (Istituto per la storia della resistenza e della società contemporanea in
provincia di Alessandria).
Il termine non compare neanche nella recentissima
Omnia 1999 sempre della De Agostini
e neanche nella Enciclopedia multimediale Mondadori.
Nella Enciclopedia Zanichelli Plus Professionale 1999
poche parole che la indicano come "scienza che studia
le influenze geografiche sui problemi
politici"; poche parole anche nell'Enciclopedia
Rizzoli 1998 " scienza che studia i rapporti tra gli
Stati e le loro relazioni politiche in base ai fattori naturali che li possono
determinare".
Si distingue Encarta 1998 Microsoft , che in prima
battuta definisce la "geopolitica" come "scienza che studia
le ragioni geografiche dei problemi politici" ma, cliccando sugli
articoli, è possibile trovare una mezza cartella di testo:
Geopolitica. Termine coniato dal politologo
svedese Rudolf Kjellén, nel suo Staten som Lifsform (Lo stato come
organismo, 1916), per indicare linfluenza determinante dellambiente
(aspetti geografici, forze sociali e culturali, risorse economiche) sulla politica di un
paese. Ogni stato sovrano occupa un particolare territorio con tratti geofisici unici che
determinano almeno in parte le forme più efficaci di organizzazione politica, sociale,
economica e militare, anche in relazione alla localizzazione geografica degli altri stati:
un esempio è dato dal Belgio e dalla Polonia, luno situato tra la Germania e la
Francia, laltra tra la Germania e la Russia, che nel XX secolo sono stati campi di
battaglia per i paesi vicini. Nellinterpretazione del generale tedesco Karl
Haushofer, la geopolitica fornì al nazionalsocialismo un alibi pseudoscientifico per
giustificare lespansione territoriale tedesca in base al presunto diritto di Lebensraum
(spazio vitale), definito come il territorio necessario al paese per
raggiungere lautosufficienza.
Lapproccio geopolitico agli affari internazionali ha permesso di avanzare ipotesi
interpretative più profonde sulla struttura dei rapporti di potere tra gli stati, ad
esempio sulla rivalità tra gli Stati Uniti dAmerica (USA) e lUnione delle
repubbliche socialiste sovietiche (URSS). Vedi Politica dei blocchi.
(Geopolitica, Enciclopedia Microsoft ® Encarta ® 98. © 1993-1997
Microsoft corporation)
Basta questa sola lettura per saperne molto di più, per
capire ad esempio perché dopo la seconda guerra mondiale e, sostanzialmente fino
a pochi anni fa, per lo meno in Italia, il termine non
venisse più utilizzato: troppo forte era stata la contaminazione fattane da
Haushofer e dalle teorie naziste sullo spazio vitale. La geopolitica è stata uno
degli strumenti di propaganda politica dei teorici del Terzo Reich.
La
definizione di Lacoste
In tutte queste definizioni, come è possibile notare, non cè alcun riferimento
alla storia, benché i diritti storici siano uno dei maggiori argomenti in geopolitica.
In proposito si riporta questo passo di Yves Lacoste:
La sola maniera scientifica di affrontare qualsiasi
problema geopolitico è di porre subito in chiaro, come principio fondamentale, che esso
è espresso da rappresentazioni divergenti, contraddittorie e più o meno antagoniste.
Bisogna anche tener conto del fatto che ciascuna di queste rappresentazioni non è
unicamente fondata su dati spaziali e sulla situazione presente. Ciascuna si riferisce
alle situazioni e ai conflitti precedenti, che rimontano più o meno indietro nel tempo.
Queste memorie selettive sono evidentemente cariche di giudizi di valore. Ciascuna si
fonda sulla sua versione della storia, su antichi tracciati di frontiera, su
configurazioni spaziali di cui si conserva o meno la memoria, secondo le necessità della
causa. E il problema dei diritti storici che si riferiscono a tale o talaltra
carta o a tale o talaltra descrizione di geografia storica. Una certa rappresentazione, ad
esempio, riposa sui tempi lunghi per fondare i suoi diritti su un lontano
passato. Al contrario, i suoi avversari giocheranno i tempi brevi se sono loro
più favorevoli. Tale rappresentazione salta tutto un periodo del passato
quello che invece valorizza il discorso avverso. Rari sono i ragionamenti geopolitici che
non fanno alcun riferimento alla storia e in cui gli argomenti appaiono come unicamente
spaziali ?
? la geopolitica può essere considerata come metodo scientifico
(scienza sarebbe ancora presuntuoso in un campo così carico di
contraddizioni) dal momento in cui luna e laltra tesi rivale sono presentate
in buona fede e si cerca di comprenderle entrambe in profondità:
(Yves Lacoste, Che cosè la geopolitica (IV), Limes, 3, 94,
pp.299-300)
Tra le definizioni appena viste e questo testo di Yves
Lacoste, pare non esserci accordo: innanzi tutto sul fatto che la
geopolitica sia una scienza o non piuttosto azione, strategia - e, in
secondo luogo, sull'oggetto di studio.
Per procedere in conoscenza, conviene partire dal
famoso articolo, ancora di Yves Lacoste, Il ritorno della
geopolitica, pubblicato su "MicroMega" (4/91),
subito dopo il disfacimento del blocco sovietico.
Lacoste constata, oltre al ritorno della geopolitica la diffusione di un
termine nuovo: "geostrategia". I due
termini vengono utilizzati correntemente da giornalisti e da
specialisti, pur riluttanti sia a differenziarli che a considerarli come
sinonimi.
Per Lacoste si può considerare la
"geopolitica" come un approccio di tipo
scientifico a condizione di partire dal carattere
contraddittorio delle affermazioni delle varie forze
politiche (non soltanto dei governi), ciascuna
delle quali pretende di riferirsi a buon diritto alla scienza e alla
storia al fine di giustificare le proprie ambizioni territoriali, o le
posizioni che occupa.
Gli approcci geopolitici non solo tengono conto delle caratteristiche geografiche,
ma ciascuno di essi è in funzione di un progetto. Tali
approcci sono sostanzialmente strategici e si rifanno alla storia
soltanto per giustificare posizioni o rivendicazioni territoriali.
La problematica nazioni/territori è alla base
di tutte le controversie geopolitiche. Da Potsdam al 1991 è stata
occultata da due ideologie rivali: una affermava che
le rivalità tra nazioni erano secondarie di fronte al conflitto tra
socialismo e capitalismo, l'altra difendeva "il mondo
libero" e con ciò cercava di minimizzare
le rivalità nazionali ereditate dal passato. E' con il
crollo dei regimi comunisti, con l'avanzata delle rivendicazioni nazionali che
la parola geopolitica, troppo a lungo occultata è diventata una idea-forza di
questa fine del secolo XX.
Delle nazioni vogliono essere indipendenti in Urss, nell'Europa centrale e nei
Balcani, ciascuna di esse vuole soprattutto avere il controllo, il possesso di
quello che ritiene il suo territorio storico.
Lacoste sottolinea poi ancora come non si debba
considerare la geopolitica come una scienza, con delle pretese leggi in grado di
opporre il vero al falso, il giusto all'ingiusto, bensì
"come l'approccio razionale di un insieme di rappresentazioni
e di argomenti contraddittori, che esprimono le rivalità di diversi tipi di potere
su dei territori".
Egli intende per "geopolitica" le discussioni e le
controversie per cittadini di una stessa nazione e riserva il termine geostrategia
alle rivalità ed antagonismi tra Stati o tra forze politiche che si considerano
assolutamente contrapposte.
Il termine sottolinea l'importanza, in certi rapporti di forza, di dati
geografici che sono considerati come poste in gioco rilevanti (uno stretto, un
canale, i giacimenti di petrolio del Kuwait).
Volendo fare degli esempi, l'invasione del Kuwait da parte di
Saddam Hussein nel 1990 attiene alla geostrategia, analogamente le
ragioni dell'intervento americano. Per contro, secondo la
distinzione di Lacoste, rientra nella geopolitica il dibattito
svoltosi successivamente tra cittadini sia in Francia che negli Stati Uniti.
A conferma della tesi di Lacoste, basti pensare che la parola
"geopolitica" e l'insieme di idee che essa designava all'inizio
apparvero proprio nella Germania del 1918, nel momento
del grande dibattito tra cittadini che si
interrogavano su ciò che conveniva fare:
accettare certe frontiere che gli alleati pretendevano di imporre
e rifiutarne assolutamente altre, dimostrare che esse erano ingiuste, assurde,
pericolose per il futuro? La geopolitica fu
anzitutto un dibattito democratico tra cittadini e soltanto quindici anni dopo
fu confiscata e soffocata dal partito nazista.
Questo per quanto riguarda l'esponente più autorevole
della scuola francese che fa riferimento alla
rivista "Hérodote" ("Hérodote/Italia-Erodoto"
inizialmente si presenta come edizione italiana dell'omonima rivista francese di
Yves Lacoste).
"Limes" e
la geopolitica.
Un ruolo decisivo nel riportare in auge, in Italia, gli studi
geopolitici va riconosciuto alla rivista trimestrale, diretta da Lucio Caracciolo,
"Limes. Rivista Italiana di Geopolitica". Il primo numero esce nel marzo 1993 ed
è interamente dedicato al conflitto nellex Jugoslavia ( il numero, utile e di
tragica attualità, è stato ridistribuito nel mese di maggio scorso, mentre
infuriava la guerra del Kosovo). La rivista a differenza di Hérodote e
di Hérodote-Italia non è un prodotto della geografia accademica o meno,
bensì delleditoria specializzata e si caratterizza per una marcata trasversalità
dei suoi membri, trasversalità che diede subito origine a polemiche da parte de il
manifesto, poi riprese dal " Corriere della sera nellarticolo
Un lumbard tra i cosmopoliti? Con Miglio si discute meglio del 31 marzo
1993. Il quotidiano il manifesto aveva segnalato la stridente presenza
nel consiglio scientifico della rivista di Gianfranco Miglio affermando:
non
che si voglia censurare il suddetto, ma offrirgli una poltrona nel consiglio
scientifico non pare davvero il gesto più coerente per una rivista che vuole sollecitare
la riflessione sullinteresse nazionale italiano e il "Corriere della
Sera annotava:
Nella fretta di smascherare laborrito leghista, i
censori del "Manifesto" non hanno neppure registrato la presenza, tra le
pagine di Limes, di un nemico ben più insidioso: quel generale Carlo Jean che
è stato a lungo consigliere di Francesco Cossiga per le questioni militari. Forse,
tratti in inganno dal cognome, avranno pensato che fosse uno stratega di Mitterand.
Il generale Carlo Jean è stato curatore di una serie di
volumi sul pensiero strategico e, come appena visto, è stato
consigliere militare del Presidente della Repubblica
Francesco Cossiga. Marco Antonsich individua in Jean
"il capofila di un pensiero geopolitico realista,
strumento pratico per la definizione degli interessi nazionali, vera e propria
"geografia applicata" al governo degli affari internazionali" (Marco
Antonsich, Geopolitica e geografia politica in Italia dal 1945 ad oggi, p. 17. Si
tratta di un saggio di grande interesse scaricabile gratuitamente da <http://www.univ.trieste.it/~scipoli/quaderni>).
Grazie anche all'esperienza maturata con
Limes, di cui è stato uno dei fondatori, Jean
pubblica nel 1995 per i prestigiosi tipi della Laterza Geopolitica, un volume
che può definirsi come il primo manuale di geopolitica.
Per Jean, la ricomparsa della geopolitica, legata agli eventi internazionali del post
1989, è un sintomo del riacutizzarsi della lotta per il dominio dello spazio e un invito
a ridefinire i propri particolari interessi nazionali.
Egli afferma la necessità di considerare accanto ai tre fattori classici della
geopolitica la terra, il mare, laria anche un quarto elemento, il
fuoco, ovvero la tecnologia, capace di mutare il significato dei primi tre.
La geopolitica nellinterpretazione di Jean assurge a metodo di ragionamento
[...], un modo di pensare allo spazio, non in modo neutrale, oggettivo, mantenendo le mani
pulite, ma in funzione di propri progetti, valori, visioni del mondo e della storia.
Posta la non neutralità del sapere geopolitico Jean mostra attenzione per gli aspetti
più propriamente attivi racchiusi in quel sapere: la geopolitica come consigliere del
principe, necessaria riflessione che precede lazione politica. Più che scienza
predittiva è mezzo di autocoscienza dei soggetti politici. Se la geografia politica
riguarda la politica avvenuta, la geopolitica riguarda la politica futura; mentre la
prima, seppur descrittiva, è comunque una scienza, la seconda è piuttosto una
metageografia.
Il metodo per giungere a una corretta geopolitica, secondo Jean, consiste di tre fasi:
a) individuazione delle rappresentazioni geografiche che esprimono le percezioni profonde
circa gli interessi nazionali e il senso dello spazio proprio di ciascun popolo e
che affondano le loro radici nella sua storia e nella sua cultura e valori;
b) elaborazione di scenari geopolitici particolari e generali allo scopo di individuare le
tendenze e le dinamiche che probabilmente si verificheranno per levoluzione dei
fattori in gioco o per iniziativa degli altri soggetti politici con cui si interagisce;
c) definizione delle opzioni politiche disponibili per influire sul cambiamento in maniera
coerente con i propri interessi e valori.
Per Jean, così come per Limes, la geopolitica
è anche un necessario momento di dibattito democratico, perché tanto più forte è la
rimozione del dibattito pubblico sugli interessi nazionali, tanto più essi saranno
definiti in modo oligarchico e antidemocratico.
Un convegno a
Trieste
Un importante convegno di
approfondimento storico ed epistemologico sul tema
della geografia politica e della geopolitica è
stato organizzato dal dipartimento di Scienze politiche
dell'università di Trieste "La costruzione della
geopolitica in Italia: un difficile cammino tra derive, silenzi
contestazioni e proposte" (Trieste, 10 novembre
1995). Al convegno, organizzato da Marco Antonsich e Maria Paola
Pagnini, hanno partecipato, tra gli altri, anche Giuseppe Dematteis e Lucio
Caracciolo. Si riportano le principali posizioni delineatesi nel convegno, così come le
ha tratteggiate Antonsich nel saggio già citato.
Dematteis si è riconosciuto nella definizione che Jean ha dato della geopolitica come
azione. Più che disciplina conoscitiva, infatti, la geopolitica è innanzi tutto
disciplina performativa, votata allazione. Tra la geografia politica e la
geopolitica non esiste però un rapporto di conoscenza e azione: non è, cioè, che la
geopolitica sposti nel campo dellazione le conoscenze acquisite in campo geografico
politico. Se un merito la geopolitica lha avuto, è stato quello di rendere
drammatica lambiguità del sapere geografico. La geografia è una metafora spaziale.
Secondo Lucio Caracciolo, direttore di Limes, la geopolitica non è altro che
un approccio di tipo razionale, pragmatico e realista ai conflitti di potere sul
territorio. Ricusando la critica di nazionalismo rivolta alla rivista, Caracciolo ha
ribadito che compito di Limes è quello di riportare in Italia il dibattito
sul concetto di national interest. La geopolitica è un mezzo attraverso il quale
esplicitare gli interessi nazionali dei diversi stati, innescando un dibattito democratico
sugli stessi. In particolare la geopolitica di Limes è anche un tentativo di
demistificazione della politica, teso a svelare cosa si nasconda dietro a slogan ormai di
dominio pubblico, come globalizzazione, federalismo e unificazione europea.
Il convegno è servito a riaffermare la
necessità, per la geografia, di riallacciare un
dialogo con il "politico", elemento
consustanziale alla disciplina stessa. Cercare di
nascondere la natura politica di ogni discorso geografico vuol dire negare la
natura stessa della geografia. Privata di questa natura, dimenticata
cioè la lezione di Erodoto, la geografia rischierebbe di perdere la sua
ragion d'essere, di allontanarsi dalla realtà e dai suoi problemi.
Infine, proprio perché i problemi del nostro tempo ci stanno a cuore, un ultimo invito
(sono parole di Lacoste, Limes, 3/94), sullopportunità di
imparare a utilizzare la riflessione geopolitica:
Checché se ne dica le frontiere esistono e, se esse tendono a impallidire in
Europa occidentale, il diritto dei popoli a disporre di se stessi le moltiplica
dolorosamente in tutto LEst europeo [
] Ora, la funzione del ragionamento
geopolitico è anche quella di un ponte che permetta di superare lostacolo, facendo
capire quali sono le idee e gli antagonismi da una parte e dallaltra delle
frontiere, la geopolitica aiuta a scavalcarle e, forse, a contribuire a formare una
disposizione danimo che aiuti a cercare la soluzione pacifica di alcuni
conflitti.
Nota bibliografica
- Yves Lacoste, Il ritorno della geopolitica e
la sezione Iceberg 1, geopolitica, in "MicroMega", n.4, 1991;
- Yves Lacoste, Che cos'è la Geopolitica?, in
"Limes. Rivista italiana di geopolitica", n.4, 1993 e nn. 1, 2, 3,
1994;
- Marco Antonsich, Geopolitica e geografia politica in
Italia dal 1945 ad oggi, (1999) articolo scaricabile da <http://www.univ.trieste.it/~scipoli/quaderni>;
- Carlo Jean, Geopolitica, Roma-Bari, Laterza, 1995;
- Adalberto Vallega, Geopolitica e sviluppo sostenibile.
Il sistema mondo del XXI secolo, Milano, Mursia, 1994;
- "Hérodote/Italia - Erodoto" (direttore
Massimo Quaini), inizialmente si presenta come edizione italiana dell'omonima rivista
francese diretta da Yves Lacoste. Dal novembre 1978 al settembre 1984 sono usciti sei
numeri monotematici della rivista;
- "Limes. Rivista Italiana di Geopolitica",
(trimestrale monotematico), il primo numero esce nel marzo 1993, direttore Lucio
Caracciolo.
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