I diritti umani sono divini


Victor Havel, presidente della Repubblica ceca, afferma che questa guerra ha dimostrato che gli esseri umani sono più importanti degli Stati nazionali e che la minaccia che incombe su alcuni popoli incombe su tutti. Gli stati nazionali si stanno trasformando da entità di culto in entità amministrative, uno dei modi civili di organizzare la società planetaria. Sta scomparendo l’idea di non-interferenza e il rispetto universale per i diritti umani impone la legalità planetaria. La guerra nel Kosovo è una guerra etica e non combattuta per interessi nazionali. I diritti umani, che sono divini, sono superiori ai diritti dello stato, che sono creazioni umane.

I tre brani sono tratti dall’articolo dal titolo L’idolo infranto dello Stato sovrano, in "La Repubblica", 1 giugno 1999.

Tutto sta ad indicare che la gloria della nazione-stato intesa come culmine della storia di ogni comunità nazionale e come suo più alto calore terreno – l’unico, anzi, in nome del quale è consentito uccidere, o per il quale era considerato dulce et decorum sacrificare la vita – ha già superato il suo zenit. Sembrerebbe che gli illuminati sforzi di generazioni di democratici, la terribile esperienza di due guerre mondiali – che tanto hanno contribuito all’adozione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani – nonché l’evolversi della civiltà abbiano, finalmente, indotto l’umanità a persuadersi che gli esseri umani sono più importanti dello Stato.
In questo nuovo mondo, la gente, i popoli – indipendentemente dalle frontiere – sono connessi fra loro in milioni di modi diversi: mediante scambi commerciali, finanza, proprietà mobiliari e immobiliari, reti d’informazione.
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E' chiaro che in un simile mondo il cieco amor di patria diviene, necessariamente, un pericoloso anacronismo, fonte di conflitti e, alla fine, di enormi sofferenze umane. Nel secolo venturo sono certo che gli stati, per la maggior parte, cominceranno a mutare: da entità "di culto" sovraccariche di passione, in entità assai più semplici e civili, in unità amministrative meno potenti e più razionali che rappresenteranno soltanto uno dei modi (complessi, a molti livelli) in cui la nostra società planetaria è oggi organizzata. Con tale trasformazione, l’idea di non interferenza (la convinzione che non sia affar nostro ciò che avviene in un altro paese, ove mettiamo si violino i diritti umani) dovrebbe anch’essa scomparire, inghiottita da una botola della storia.
Se gli stati democratici moderni sono comunemente definiti da determinante qualità – il rispetto che hanno per le libertà e i diritti umani, l’eguaglianza di cui godono i loro cittadini e l’esistenza di una società civile – allora la condizione verso la quale l’umanità potrà, anzi, nell’interesse della sua stessa sopravvivenza dovrà muoversi sarà, probabilmente, caratterizzata da un rispetto, universale o globale, per i diritti umani, dall’universale eguaglianza dei cittadini, dal principio di legalità e da una planetaria società civile.
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Questa guerra pone i diritti umani al di sopra dei diritti dello stato. La Repubblica federale di Jugoslavia è stata attaccata dalla Nato senza un diretto mandato da parte dell’Onu. Ciò è avvenuto irresponsabilmente, come un atto d’aggressione o in dispregio della legge, d’una legge che si situa in alto della legge che protegge la sovranità degli stati. L’Alleanza Atlantica ha agito per far rispettare i diritti umani.
Credo che ciò costituisca un importante precedente per l’avvenire. E’ stato detto in chiare note che non si può semplicemente permettere che persone vengano assassinate, cacciate dalle loro case, torturate e spogliate delle loro proprietà con atti di confisca. Quel che qui è stato dimostrato è il fatto che i diritti umani sono indivisibili e che, se si fa ingiustizia a uno, la si fa a tutti.
Mi sono spesso domandato perché ami gli esseri umani abbiano dei diritti. E sono sempre giunto alla conclusione che i diritti umani, le libertà umane e l’umana dignità hanno le loro radici profonde da qualche parte al di fuori del mondo percettibile.
Questi valori sono tanto potenti perché in determinate circostanze, la gente li accetta senza esservi costretta ed è pronta a morire per essi. Questi valori hanno un senso solo nella prospettiva dell’infinito e dell’eterno. Sono profondamente convinto che facciamo, vuoi in armonia con la nostra coscienza (ambasciatrice dell’eternità) vuoi in conflitto con essa, può venire alla fine valutato soltanto in una dimensione che si situa al di là del mondo che possiamo vedere intorno a noi. Consentitemi di concludere queste mie osservazioni sullo stato e sul suo probabile ruolo in futuro con l’asserzione che laddove lo stato è una creazione umana, gli esseri umani sono creature di Dio. 
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la guerra postnazionale